La Riserva del Re

Cos’è l’agricoltura Biologica

“Fino a che l’uomo sarà partecipe della natura, traendo da essa il suo sostentamento, egli sarà interessato alla fertilità della terra sia in qualità di produttore sia di consumatore. E lo è in modo particolare l’agricoltore, poiché il prodotto della terra costituisce la fonte del suo sostentamento, la lavorazione di essa è la sua professione. […]

Fino a che l’uomo sarà partecipe della natura, traendo da essa il suo sostentamento, egli sarà interessato alla fertilità della terra sia in qualità di produttore sia di consumatore. E lo è in modo particolare l’agricoltore, poiché il prodotto della terra costituisce la fonte del suo sostentamento, la lavorazione di essa è la sua professione. Per il consumatore la qualità e il sapore dei prodotti agricoli e orticoli significano la base materiale del proprio sostentamento e della propria salute…..”

Civiltà” significa la lavorazione della terra, ma nel senso più ampio della parola anche la produzione dello spirito umano. Un popolo che si trova ad “un grado di civiltà” più elevato possiede anche campi e orti ben coltivati.

Ehrenfried Pfeiffer, La Fertilità della terra, Ed. Antroposofica.

Un sistema biologico deve stimolare la biodiversità, incrementare l’attività biologica del suolo e mantenere la fertilità a lungo termine, riutilizzare i residui vegetali e animali prodotti in azienda e al contempo minimizzare il ricorso a risorse non rinnovabili e , in generale, l’impatto ambientale del sistema agricolo stesso. Ciò comporta che i sistemi biologici siano caratterizzati da elevata complessità.

I sistemi biologici non sono sistemi convenzionali nei quali i concimi minerali vengono rimpiazzati dai concimi organici ammessi e dove l’utilizzo dei principi attivi di sintesi viene omesso, bensì richiedono uno sforzo continuo nel raggiungimento di un sistema complesso e stabile in grado di autorigenerarsi in termini di fertilità del suolo, equilibrio entomofauna, mantenimento dei patogeni all’interno della soglia di tolleranza.

La Vocazionalità di un territorio, ovvero la sua attitudine a produrre una specie o un gruppo di colture, è la prima scelta aziendale, anche se non facile, né immediata. Suolo, clima, contesto socio-culturale determinano le condizioni della massima potenzialità produttiva e la valorizzazione del prodotto.

La Sicilia è indicata dalle statistiche come una delle regioni d’Italia a più alta vocazionalità per l’agricoltura biologica. Ma il percorso rimane arduo.

Il contesto

L’agricoltura biologica vive di reti, il territorio deve promuoverla . Per far questo devono esserci servizi idonei a sostenerla. Soprattutto una consapevolezza di voler far bene per sé e per gli altri. Flessibilità e diversificazione. Aggiornare sempre le tecniche colturali , di gestione del suolo, fertilizzazioni, salvaguardia della salute delle piante ed animali. Mostrare apertura verso la coltivazione o la prova di nuove specie o varietà in modo da poter meglio scegliere le cultivar o le varietà adatte agli appezzamenti disponibili. Un problema da non sottovalutare è quello relativo ai seminativi di leguminose e cereali.

Le leguminose, non è così per le specie orticole e per i fruttiferi, necessitano di tempi lunghi per ripresentarsi con lo stesso appeal di rendimento nello stesso campo. Si ha bisogno di tempi lunghi e quindi rotazioni pluriennali. Il cece non può ritornare nello stesso campo se non dopo almeno quattro anni di sapienti alternanze. Le lenticchie lottano contro le erbe infestanti, la cicerchia è tenace e rustica , teme meno le variabili. Per questo è ottimale un’azienda che abbia una superficie agricola utilizzabile piuttosto estesa, tale da consentire le necessarie precessioni colturali.

Oggi l’Agricoltura biologica ha bisogno di investimenti in termini di varietà coltivabile e tecniche colturali idonee anche con i cambiamenti climatici. Quest’impegno garantirà rese soddisfacenti e favorirà l’autorigenerazione di sistemi agricoli chiusi dove ogni scarto diventa energia riproduttiva per gli organismi vegetali ed animali.

Sono sempre felice quando sento da agricoltori in aziende biologiche di esser riusciti a creare dei sistemi chiusi. Questa scelta caratterizza di per sé un sistema biologico dove niente è destinato a morire ma a generare energia così come richiede un qualsiasi ciclo di vita in natura. Fermentazioni, metabolizzazioni attuano le trasformazioni necessarie per fornire scambi di energia produttiva ai sistemi chiusi. La vita propria di un sistema biologico chiuso evita inoltre possibili contaminazioni provenienti da ambienti estranei. In più l’esistenza di un sistema biologico chiuso è la condizione prima di ogni sviluppo verticale di un’azienda, rendendo possibile la creazione di filiere che con l’impiego di idonee tecnologie producono qualità controllando i processi di trasformazione del prodotto dal campo alla tavola.

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