Una ricetta storica che vede numerose varianti tra Palermo, Raffadali, Siculiana, Trapani, Acireale…
INGREDIENTI
400g di fava larga di Monreale “La Riserva del Re”
origano “La Riserva del Re”
1 spicchio d’aglio
olio extravergine di oliva
pepe nero e sale q.b.
PROCEDIMENTO
Mettere in ammollo le fave la sera prima, togliere l’occhio nero con un coltellino. Cuocere in acqua insaporita da un aglio schiacciato, qualche foglia di alloro e origano. Salare q.b. Quando la polpa è diventata soffice spegnere il fuoco, tenere in pentola per aumentare la morbidezza. Scolare mantenendo un po’ dell’acqua di cottura e servire con olio crudo versato e pepe nero macinato al momento.
VARIANTI
Di questa storica ricetta esistono altre versioni:
- A Palermo, “favi a bugghiuneddu”, cioè bollite e pizzicate, togliendo la buccia. Le fave sono lessate con il finocchietto selvatico.
- A Raffadali, il paese del macco, “favi squagliati”, stracotte in grandi recipienti di creta.
- A Siculiana, “a testa di monacu” , vengono condite col lardo.
- Ad Acireale, “n’ quasuni”, in calzone, con l’aggiunta di cipolla e sechili (verdura di campagna).
- A Trapani, “a cappottu”, col cappotto, talvolta cotte insieme a fette di patate.